Lesotho terra d’Africa, nera e fredda. Fredda. Di vento che sospira sulle vette smuovendo la polvere di neve che le imbianca d’inverno. Che giù nelle valli invece mulinella sentieri di terra battuta. Terra che gira su sé stessa. Si crede siano spiriti di serpenti, che litigano, che vorticano uno attorno all’altro per poi prendere la tangente e sparire tra prati gialli e secchi, al profumo di mimosa in fiore. Terra di roccia e di montagna. Di sterpi erosi dalle pecore e dalle vacche, di campanacci che seguono quei sentieri calvi che fendono un mondo scosceso e dal fiato corto.
Terra di pastori bardati con mantelli e coperte, dal viso coperto e con un bastone tra le mani, che se ne vanno fieri sul dorso dei cavalli, coi pantaloni strappati e ricuciti mille volte, dalla calzature di stivali di gomma e dalle scarpe bucate, ma comunque, comunque cavalieri e padroni di canyon e crepacci. Che erranti e timidi mi chiedono qualche caramella, per scoprire il volto e svelare la giovinezza di un continente imberbe. Che ospitali mi conducono al loro villaggio, lì dove le capanne di pietra si arroccano una all’altra mescolandosi ai crepacci. Dove un palo con attaccato un sacco di yuta, che logoro continua a dimenarsi, indica le quattro mura dove entrare per bere la birra locale fermentata con lo zenzero e versata in quantità nei barattoli di alluminio.
Dove c’è sempre un focolare che infuliggina le pareti e annerisce il tetto di paglia, dove ci si rifugia e si parla il Sesotho, dove si fuma inalando il tambuti, dove si mangia carne di montone con la pastella di mais. Intanto la legna arde e gli occhi lacrimano per il fumo di quest’atmosfera intima di brace. Fuori scende il freddo, la luna fatica a sbucare dalle alture, lasciando spazio allo spazio, alle sue stelle e alle sue costellazioni.
Lì dove l’uomo fa fatica ad arrivare c’è il Lesotho, con la sua poetica errante e rurale.
Direi che il Lesotho come il Senegal e il Togo abbianomladciato il segno più di altre nazioni..certo il clima invernale non aiuta ma il calore e l ospitalità delle genti compensa eccome..