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La febbre dell’oro.

icon-calendarData: 30 Novembre 2017

icon-commentCommenti: 3

Era tutta la giornata che viaggiavo nel deserto. Il tramonto mi ha colto troppo presto. Vado avanti recalcitrante perché non voglio fermarmi in mezzo al nulla. Non c’è niente dietro cui nascondermi e poi non posso allontanarmi dalla strada, c’è solo sabbia dove affonderei le ruote.
Intravedo delle luci. Un agglomerato pieno di luci. E movimento. In mezzo al nulla. Non so nemmeno se abbia un nome. Qualcosa di simile ad un girone dantesco. Baracche e luci in un formicolante movimento di uomini muniti di carriole. Non c’è sosta. I centri nevralgici sono delle ruote simili a delle betoniere. Sembrano debbano costruire centinaia di grattacieli in un paio di giorni. Ma sono solo baracche che emanano quintali di polvere nell’aria, che ti si appiccicano contro. E luci di fari alimentati da dei generatori. Un enorme cantiere, o un girone infernale, almeno per chi ci deve vivere. E sono tutti lavoratori, uomini.
Ovviamente non c’è niente che possa assomigliare ad un hotel. Raccimolando tutta la mia esperienza, individuo chi potrebbe aiutarmi: un ragazzo con una tunica bianca. Gli chiedo un appiglio, mi offre ospitalità. Mi porta in una baracca di cemento, ma con l’aria condizionata, a pochi metri 4 “betoniere” che girano perpetuamente su se stesse e che fanno tremare la baracca 24h su 24. Nella fattispecie, è una delle tante micro industrie dell’agglomerato. Quelle che mi sembravano betoniere sono invece frantoi comprati in Cina e tutto, tutto “ruota” letteralmente intono all’oro. Nei frantoi vengono macinate le pietre prese nel deserto a 200 dddkm di distanza, quindi la poltiglia che se ne ricava viene setacciata (soprattutto dai sudanesi, che hanno maggiore esperienza a riguardo) e la polvere d’oro viene raggrumata grazie al mercurio. Un processo elementare e semplice, artigianale, (cancerogeno), che da solo un anno ha fatto scoppiare la febbre dell’oro. Un’avida voracità che avevo percepito nei racconti letti sullo Yukon e che qui, in questa angolo di deserto della Mauritania eretto da solo un anno, posso osservare in diretta. Centinaia di grammi di oro 24kt maneggiati con la stessa leggerezza del pane. Facile perdere il contatto con la realtà, soprattutto in mezzo al deserto, lontano da tutto ma nel mezzo di una vorticante smania.
Ma alla fine sono tutti solo dei ragazzoni che fanno a gara per fare una foto su una Vespa, divertendosi come matti.

3 commenti

  1. Anonimo Nov 30, 2017

    Grandissimo Ilario. Tutta l’Italia vespistica ti segue.

  2. Elisabetta Dic 1, 2017

    ……….. e anche quella non vespistica

  3. Maurizio Di Fant (Alias Rapetti) Dic 2, 2017

    Mi raccomando, non aprite questi due ultimi interventi, credo si tratti di virus kript loker…

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