early morning is the best time of the day! Even to read the “newspaper”
Punti di vista
La notte è fredda, ancora troppo buia per anticipare un qualunque giorno. Me ne sto sdraiato nella mia tenda isolata. È un dormiveglia disturbato dal freddo della foresta tutt’attorno.
Quando fa freddo a volte vorrei sparire. Mi stringo stretto tra le mani e mi ripiego su me stesso, quasi ad imprigionare sulla pelle le poche molecole di calore rimaste.
Siamo a dicembre. Era prevedibile. Ma l’umidità peggiora tutto.
Tutto è bagnato. L’involucro della tenda è fradicio e di tanto in tanto qualche goccia cade dagli aghi del pino sovrastante. Colpisce la tenda in pieno, provocando un gran TOC.
Mi ritrovo ad aspettare per interi minuti che si infranga l’ennesima goccia. È un’attesa sospesa, sospesa cinque metri sopra la tenda. No, non è piacevole quel TOC che si espande nella tenda e nel buio della foresta, ma se non si ripetesse ad un intervallo regolare sarebbe anche peggio. Come se qualcosa si interrompesse d’improvviso, senza ragione.
TOC.
È una forma di ritmo. Il ritmo che appartiene a qualcosa di vivo e pulsante che mi circonda.
Nel ritmo si nasconde la vitalità del mondo. Il mondo va a ritmo. E ci vuole ritmo anche nella vita, altrimenti si è fuori fase. Sono sempre su e giù, sempre da una parte all’altra, ma con ritmo. Scandisco la mia esistenza a ritmo, guai se ne facessi a meno. Rischierei di sbrodolarmi addosso come un neonato.
Sì, prendete i neonati ad esempio. Loro il ritmo lo imparano fin dall’inizio, pena lo sbrodolamento. Così, ciucciano a ritmo la mammella dell’amorevole madre per poi, qualche mese dopo, imparare ad aprire a ritmo la bocca e ingurgitare il cucchiaio di sbobba che sempre a ritmo il papà porge loro con amore.
Ah, l’amore.
TOC
L’amore e il ritmo sono la stessa cosa. Non c’è uno senza l’altro.
L’amore è quando riesco a ritmare ogni singola complicità con la mia dolce metà,
senza dimenticarmi che nel dinamismo del nostro rapporto io sono ospite e non padrone. Io devo assecondare i suoi umori e se me lo chiede mi devo far di lato, tanto quanto guardarla negli occhi belli o sfiorare le sue labbra piccole o grandi che siano, ma con ritmo, che sia da una parte o dall’altra.
Senza ritmo non ci sarebbe gioco. Senza ritmo la mia sarebbe solo un’indebita intrusione nella sua vita personale che finirebbe in un penoso sbrodolarmi addosso.
Insomma, per quanto mi riguarda l’armonia dell’amore è solo ritmo allo stato puro, è come un cadenzato entrare ed uscire di scena, lasciando alla mia dolce metà i suoi spazi, giocare con essi, per poi ancora colmare garbatamente i suoi vuoti financo sentirla pulsare in quel suo respiro che mi bacia, che mi avvolge e mi innalza, così timoroso io di poter rovinare tutto anzitempo, timoroso io di sciogliere la sincronica empatia che unisce le nostre anime e sprofondare poi in quei miei miseri subbugli di pene d’amore.
Ma purtroppo, purtroppo, battuta dopo battuta, per quanto non vorrei si con-viene sempre alla fine, all’uscita di scena definitiva. Allora tanto vale che sia con un colpo da maestro, ad effetto, giusto per lasciarmi addosso quel sapore di intima vittoria. Adieu mon amour!
TOC.
Un chiarore, intanto, si inizia ad espandere oltre le cime dei pini. Il silenzio della notte si stempera in un sommesso gorgogliare di cinguettii. Mi piace pensare che anche gli alberi riprendano vita, che la linfa dalle loro radici ricominci a risalire lungo i tronchi.
Un po’ quello che succede anche a me che piano, piano, a ritmo del sangue che pulsa caldo, riagguanto per intero la mia corporeità.
Sono felice, fuori è una bella giornata e io sento il vigore maturo dei miei 38 anni con cui potrei aprire il mondo in due! Cos’altro di meglio. Che la giornata abbia inizio!
Mi tiro su.
Fuori dalla tenda tutto splende. Okay, perché no, vada per un autoscatto per immortalare questo momento!
Ma, ma… hey hey che fai?!! Perché mi copri?! No!!! No!!! Non mi mettere il casco addossoooo!!!
CLICK!