Una notte di molte lune fa, alle pendici di un vulcano, un’anima Navajo mi disse:
-Per me tu da oggi ti chiamerai ‘Penna Sapiente’-
Io a quell’epoca non avevo scritto nient’altro che temi scolastici, quindi quel nome mi fece un po’ sorridere.
Poi si rivolse alla ragazza al mio fianco e continuò:
-Tu invece ti chiamerai ‘Acqua che filtra tra le rocce’-
Lei ci rimase male. Ringraziò di cortesia, ma capii che era un po’ delusa.
Quando fummo da soli mi spiegò che il mio nome Navajo era molto più bello del suo. Più evocativo.
Per quanto mi riguardava, invece, era proprio il suo nome ad essere il più affascinante. Se avessi potuto avrei fatto a cambio, come i bambini quando ricevono dei regali a loro non congegnali. Ma un nome Navajo non si cambia. Non ci sono mica anagrafi Navajo dove fare richiesta.
Così io rimasi ‘Penna Sapiente’ e lei ‘Acqua che filtra tra le rocce’.
Questa foto l’ho scattata molti anni dopo quell’incontro Navajo. La scattai nel sud della Tanzania, quando ero il ‘Maasai mzungu’, il Maasai bianco.
Amo i Maasai. Sono una popolazione fiera ed onesta, che cerca di mantenere vive le proprio tradizioni.
Mi facevo ospitare, a volte anche per dei giorni, in quei loro villaggi nella savana contornata da baobab. Villaggi spesso lontani molti chilometri dalla strada, tanto che per arrivare bisogna seguire un sentiero sinuoso ricalcato nella terra rossa. Perché i Maasai sono allevatori e gli animali è più sicuro che stiano lontani dalla strada.
I villaggi sono semplicemente delle capanne con nel mezzo un enorme recinto costruito da sterpi.
Mi piaceva andare in giro con la mia tunica maasai. Mi avevano donato anche il ‘rungu’, l’inseparabile bastone che si infila alla cintola, retaggio dei tempi di guerra.
Dopotutto, quando si viaggia si è un po’ trasformisti. Dopotutto, si è sempre quello in cui viviamo.
Allora credo che tanto vale adattarsi velocemente alle circostanze, per cercare di apprezzare, assorbire, imparare empaticamente quanto più possibile si ha a disposizione attorno a noi. È solo una questione di metodo. Fosse anche il mettersi addosso una tunica con un bastone alla cintola.
Per questo motivo io, quella notte navajo, invidiai quel nome. Perché l’acqua che filtra tra le rocce ne puó carpire le loro differenti consistenze, le loro ruvidità spigolose o le loro superfici ormai lisce, affascinarsi per i loro colori cangianti e stupirsi delle loro nature differenti.
L’acqua senza forma, né colore può scivolare e muoversi in libertà tra le rocce ferme e immobili nelle proprie posizioni, gioendo dei salti da una cascatella all’altra.
L’acqua che filtra tra le rocce quando giungerà al mare avrà visto mille mondi differenti, perché mille mondi differenti saranno stati, di secondo in secondo, i suoi punti di vista.
Quindi cara amica, fregatene se ti possono considerare un saltimbanco stupidotto che per diletto e vezzo cangia di colore e di forma. Tu continua a cambiare, a scivolare nelle cose del mondo, a non fermarti e a plasmarti in quello che vedi. Non ti intrappolare mai in una sola forma, anche se la reputi la migliore e la più facile. Perché poi non vorrai più cambiarla e finirai come quelle pietre immobili e giudicanti. Che sebbene abbiano una posizione che ritengono felice o infelice, invidieranno sempre la tua libertà, per quanto proprio loro abbiano dispiegato la vita intera ad essere lì dove sono.
E sai perché? Perché arriverà un momento in cui anche loro capiranno che quella che ritenevano una tua mancanza di forma, di sostanza e di identità, è in verità una infinità di forme, una infinità di sostanze e un’infinità di identità che hai la fortuna di indossare di secondo in secondo. Tu sarai i mille colori cangianti in cui loro rifletteranno sé stesse, tu sarai le loro mille forme in cui ti modellerai, e le loro mille sostanze che toccherai.
Quindi viaggia, innamorati, leggi, ascolta buona musica, ubriacati e circondati da persone interessanti, e da tutto ciò che ti fa arrivare al cuore la percezione leggera di un movimento d’anima. Perché è l’unico modo per mantenere liquida e libera la propria anima e arrivare al mare, alla felicità.
Ti voglio bene ‘Acqua che filtra tra le rocce’.
A’ho Miciye
One night of many moons ago, on the slopes of a volcano, a Navajo soul said to me:
-For me you will now be called ‘Wise Pen’-
At that time I hadn’t written anything, so that name made me smile a little.
Then he turned to the girl by my side and continued:
-Your name will be ‘Water that filters through the rocks’-
She felt bad about it. She thanked him politely, but I understood she was a little disappointed.
When we were alone, she explained to me that my Navajo name was much nicer than her name. More evocative.
As far as I was concerned, however, it was her name more fascinating. If I could I would have made a change, like children when they receive gifts they don’t like. But you can’t change a Navajo name. There are no Navajo registries to apply for.
So I remained “Wise Pen” and she was “Water that filters through the rocks”.
I took this pic many years after that Navajo meeting. I shot it in southern Tanzania, when I was the ‘Maasai mzungu’, the white Maasai.
I love Maasai. They are a proud and honest population, which tries to keep their traditions alive.
I let myself be hosted, sometimes even for days, in their villages in the savannah surrounded by baobabs. Villages often are many kilometers away from the road, and to get there you have to follow a sinuous path traced in the red earth. Because the Maasai are breeders and the animals are safer to stay away from the road.
The villages are simply huts with a huge fence built in the middle.
I liked to walk around with my Maasai tunic. They had also given to me the ‘rungu’, the inseparable stick, a legacy of wartime.
After all, when you travel you are a bit transformer. After all, you are always what you live in.
So I think it might be worth adapting quickly to circumstances, to try to appreciate, absorb, empathically learn as much as possible around you. It’s just a kind of method. Even just putting-on a tunic with a stick.
For this reason I envied that name, that Navajo night. Because the water that filters through the rocks can capture their different textures, their angular roughness or their now smooth surfaces, be fascinated by their iridescent colors and be amazed by their different natures.
The water without shape or color can slide and move freely between the still and motionless rocks in their positions, enjoying the jumps from one waterfall to another.
The water that filters through the rocks when it reaches the sea will have seen a thousand different worlds, because a thousand different worlds will have been, second by second, its points of view.
So dear friend, don’t worry if people can consider you a stupid clown who for pleasure and habit changes color and shape. keep changing, slipping into the things of the world, not stopping and shaping yourself in what you see. Never get trapped in one shape, even if you think it’s the best and easiest shape ever. Because if not, you will no longer want to change it and you will end up like those immobile and judgmental stones. That although they have a position that they feel happy or unhappy, they will always envy your freedom, however much they have unfolded their whole life to be where they are.
And do you know why? Because there come a time when even they will understand that what they thought about your lack of form, substance and identity, it’s instead an infinity of forms, an infinity of substances and an infinity of identity that you are lucky enough to wear second by second. You will be the thousand iridescent colors in which they will reflect themselves, you will be their thousand forms in which you will model yourself, and their thousand substances that you will touch.
Then… travel, fall in love, read, listen good music, get drunk and surrounded by interesting people, and from everything that makes you feel the light perception of a soul movement in your heart. Because it is the only way to keep your soul liquid and free and get to the sea, to happiness.
All the best dear ‘Water that filters through the rocks’.
A’ho Miciye