C’è uno spazio d’anima in cui i pensieri sono libellule. Ognuno di noi ha il suo spazio preciso. Ad esempio, il mio antecede il primo caffè. È un ultimo lasso di decantazione dove la leggerezza della notte si perpetua in qualche istante prezioso prima di venire in contatto col pragmatismo della realtà.
Ed è lì che i pensieri, con ancora addosso la rugiada dei sogni, si librano nell’aria come libellule. Si inseguono senza una precisa direzione. Silenziosi ma già così pieni di vita e movimento! Così fantasticamente imprevedibili. E si rimane a guardarli, a dar loro spazio, quell’ultimo spazio che benevolente ci auto-concediamo passivamente, privatamente nella nostra vaga distrazione d’incanto.
Così stamattina, seduto al tavolino in attesa della mia colazione, mi sono perso tra i ricordi di passati tracciati d’Etiopia e scenari futuri di un mondo che ancora non conosco.
Poi è arrivato il caffè. E con esso, tutta la realtà della giornata. Oggi sono cinque mesi che sono bloccato in Iran. Mi manca l’estate italiana. È una delle cose che mi manca di più. Noi italiani sappiamo distillare con maestria il piacere della vita. 3000 anni di civiltà nel paese più bello al mondo saranno pur serviti a qualcosa. Così sappiamo dare forma alla dolcevita come nessun altro. E l’estate italiana è la quintessenza di tutto questo.
So di essere pieno di ammanchi, ma anche vuoto di rammarichi.
Buona estate italiana! Con la speranza di ritornare a breve a macinare chilometri tra consistenze di sogno!
There is a soul space where thoughts are dragonflies. Every person has its own specific space. For example, mine precedes the first coffee. It is a last lapse of settling where the lightness of the night perpetuates itself in a few precious moments before coming into contact with the pragmatism of reality.
And it is there that thoughts, still with the dew of dreams, hover like dragonflies in the air. They chase each other without a precise direction. Quiet but already so full of life and movement! So fantastically unpredictable. And we remain to look at them, to give them space, that last benevolent space that we give ourselves passively, privately in our vague distraction of enchantment.
So this morning, sitting at the table waiting for my breakfast, I got lost in the memories of past Ethiopian tracks and future scenarios of a world that I still don’t know.
Then the coffee came. And with it, the whole reality of the day.
Today it’s five months today I’m been stuck in Iran.
I miss the Italian summer. It is one of the things I miss most. We Italians know how to master the pleasure of life. 3000 years of civilization in the most beautiful country in the world will have served any purpose. So we know how to shape the dolcevita like no others. And the Italian summer is the quintessence of all this.
I know I am full of shortcomings, but also empty of regrets.
Good Italian summer! With the hope I can returning shortly to ride miles and miles in a dream consistencies!