Posso stare ore ad aspettare l’istante perfetto per una fotografia. Non ne scatto tante. Quelle poche, sono discretamente buone. Poi, quando me le guardo al computer, se ne salvo 2 o 3, vuol dire che il posto mi è piaciuto e sono stato fortunato a trovare l’inquadratura giusta.
La mia prima visita in Africa, in Marocco, è stata la città di Chefchaouen, la “perla blu”. Non mi è mai capitato di “salvare” tante foto in una volta sola. Chefchaouen è davvero fantastica. Ma di tutte, quella con cui voglio iniziare a raccontare di Africa, è quella di questo signore seduto davanti ad una parete a tinte forti. L’ho intravisto con la coda dell’occhio, per caso, mentre ormai perso vagavo senza meta nella labirintica Medina dipinta d’azzurro, tra anfratti e vicoli contorti. Un anziano lasciato in disparte, nel suo angolo, che da dietro i suoi occhiali storti e spessi, osserva a fatica il viavai veloce e distante, forse incomprensibile, snocciolando con le mani piene d’artrosi il suo consunto Tasbeeh.
Con un tenero bisogno di parlare con qualcuno.
Gli vado a comprare una banana e gliela porgo. Mi bofonchia parole per diversi minuti. L’unica cosa che capisco è che la sua anima è buona e dolce. Gli scatto una foto e gli alzo la mano. Lui ricambia, portandosela al cuore, come si usa da queste parti.
Voglio che la mia Africa sia così. Buona e dolce, dove potermi perdere tra gli anfratti del mio spirito. Magari un’ Africa con uno sfondo a tinte forti, ma con un grande cuore. Da toccare con mano, come quando ci si saluta da queste parti.
As-salamu ?alaykum Africa, sono qui.
Che la tua strada sia…..piena di mani portate al cuore….dove il cuore vinca sulla ragione e la razionalità e ti possa aprire tante porte, tanti sorrisi e tante infinite strade che questo continente possiede.
🙂